domenica 4 gennaio 2015

IL PASSO DELLA DEA Bianca Garavelli Recensione

Compiendo una scelta decisamente fuori dagli schemi, la scoppiettante ed eclettica Emma Books ha proposto per la prima volta in versione digitale un romanzo uscito in edizione cartacea per Passigli nel 2005. Il passo della dea è un libro di qualità ineccepibile nel quale, pur affrontando   alcune  tematiche che forse erano più  “ di moda” dieci anni fa, vengono messi in evidenza l’ eleganza e la bravura   dell’ autrice e  aspetti ideologici molto attuali.

IL PASSO DELLA DEA 
BIANCA GARAVELLI 


Editore: Emma Books
Collana : Emma Mistery
Genere: Thriller esoterico
Pagine: 205
prezzo( solo ebook): € 4,99

La Trama

È un’amicizia speciale, quella fra il reporter Federico Beccaria e il commissario Gianni Ferretti, cementata dai molti casi risolti insieme oltre che dalle cene luculliane preparate dal poliziotto. Eppure neanche Gianni conosce il vero motivo dell’attrazione che il mondo della danza esercita sul solitario giornalista di cronaca nera. La morte di Sabrina Neirotti, giovane promessa della Scala, farà precipitare entrambi gli uomini in un mistero dalle tinte cupe e dai risvolti insospettati, dove la leggiadria e la perfezione dei passi di danza diventano le chiavi di un universo parallelo pericolosamente attraente.     Nei giorni che precedono la chiusura della Scala per i restauri, sullo sfondo di una Milano malinconica e suggestiva, si dipana un thriller esoterico che scava in profondità nell’animo dei protagonisti, trasformandosi in un viaggio fra la magia della danza e le inquietudini del passaggio al nuovo millennio


Opinione di Charlotte

Il passo della dea è un libro che al primo impatto fa la felicità degli amanti dei gialli classici e in particolare dei gattofili – leggendo di Ninja, come non riandare con il pensiero alla deliziosa e longeva serie di gialli targata Lilian Jackson Braun, in cui mici con atteggiamenti antropomorfi e sesto senso impareggiabile giocano un ruolo determinante  nella  risoluzione di  un’ indagine  ? – nel quale viene abbozzata con efficacia una Milano riconoscibile, ingentilita dalla leggiadria del passo di danza e del tulle impalpabile, ma anche permeata di presenze da incubo soverchianti. Il giallo “ vecchio stampo” tuttavia  è destinato a  subire repentinamente un cambio di rotta, assumendo una connotazione moderna e imprevedibile.
Lo si comprende ben presto dal percorso interiore affrontato dai protagonisti  de Il passo della dea, che  colpiscono il lettore per la loro umanità:  riflessivi, compassionevoli più che cinici,  mostrati nelle loro fragilità piuttosto che per i loro aspetti forti,  influenzati nel loro vivere quotidiano da un passato che non li ha mai abbandonati.  In particolare è  “calda” e nettamente percepibile l’ amicizia fraterna che lega i due investigatori: quello ufficiale – il commissario capo Gianni -  e quello “ ufficioso” – il giornalista dilettante Federico,  complementari e in grado di comprendersi ad intuito, di affidarsi l’ uno all’ altro incondizionatamente, di costituire un appoggio salvifico reciproco. Sono loro due a doversi mettere in gioco, ad essere obbligati a scavare in se stessi e nelle loro vicende per fare luce  su un mistero basato su omicidi efferati:  provando a  immedesimarsi nelle vittime e nel carnefice,   costringendosi loro malgrado a rivedere le loro convinzioni di fronte all’ evidenza dei fatti nei quali rimangono coinvolti. In confronto a loro i personaggi secondari sono presenze  accennate,  seppur con estrema intensità: puntando su scenografiche  pennellate di colore luminose o coprenti, su fasci di luce e di ombra che comparendo e scomparendo influenzano  la dinamica degli eventi cambiando di volta in volta la visione d' insieme. Siano essi ballerine eteree, sensitive , coreografi, cubiste dalla dubbia moralità, presenze oscure animate da malvagità, i comprimari  sono colti nell’ essenza più che nella loro personalità, attori diretti dai due registi Gianni e Federico in preda a suggestioni che diventano veri e propri incubi.  E’ fondamentale in questo romanzo  sottolineare l’ aspetto onirico  nel quale l’ autrice spesso indugia e che sovente lascia il lettore nel dubbio di avere superato o meno il confine tra vero e falso, tra reale  e immaginario, tra razionalità e allucinazione.
In questo contesto il   particolare scabroso viene trattato con delicatezza visiva ma al contempo con coinvolgimento emotivo, senza timore di mostrare la paura dei protagonisti; e l’ imperfezione umana è tanto più tangibile quanto più viene sottolineato il fascino astratto della danza  che costituisce esempio di perfezione  e strumento per la comprensione del mistero cupo, sanguinario e forse ancestrale che avvolge Milano e il Teatro della Scala.
I capitoli brevi e succosi invogliano a proseguire la lettura: alternando le azioni dei vari personaggi, i colpi di scena aumentano pagina dopo pagina, e il ritmo  dapprima sotto controllo si fa sempre più incalzante, in un crescendo di eventi  che  crea vivacità senza sminuire    l’ aspetto passionale della vicenda.
La connotazione  visionaria è imprescindibile per cui se non amate le contaminazioni di genere , se vi piace rimanere costantemente  con i piedi per terra e amate le decodificazioni basate sulla logica - le indagini “ alla Dan Brown” per intenderci -    Il passo della dea  a mio avviso non è il libro che fa per voi. Questo romanzo spesso sfida la ragionevolezza,  si concede delle “licenze” e spazia su altri generi letterari creando un’ aura di mistero  mediante scenari  immaginifici. Per entrare nello spirito del libro e apprezzarlo al meglio bisogna essere disposti   a farsi suggestionare e coinvolgere dalle regole concepite da  Bianca Garavelli, per quanto a volte possano sembrare poco ortodosse; per un ' interessante e originale esperienza letteraria tra realtà e fantasia.    

L' Autrice 


Bianca Garavelli vive a Vigevano; è un po’ vigevanese e un po’ mantovana. Ama le atmosfere di tensione con una sfumatura soprannaturale, anche in storie d’amore e di viaggio, come il romanzo Amore a Cape Town (Avagliano 2006, premio “Angeli nel cielo del Cilento” 2007) e i racconti L’oscurità degli angeli (Ladolfi 2013, premio “Città di Fabriano” 2013). Dante è il suo grande amore: ha curato il commento alla Divina Commedia per Bompiani Scuola (con supervisione di Maria Corti, 1993; nuova edizione 2001-2006) e il volume di Ètienne Gilson Dante e Beatrice (Medusa 2004, nuova edizione 2015). Nel 2012 è uscito per Baldini Castoldi Dalai il thriller dantesco Le terzine perdute di Dante.    Collabora da molti anni alla pagina libri di “Avvenire”; nel 2010 è uscita una scelta di suoi articoli e interviste, Nelle pagine dell’anima (Moretti & Vitali), una sorta di mappa della letteratura fra il 1989 e il 2009. Ha tradotto due libri di una delle prime scrittrici della storia, Christine de Pizan: Il Dibattito sul “Romanzo della Rosa” (Medusa 2006) e Il libro della pace (Medusa 2007)

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