martedì 15 dicembre 2015

SETA Alessandro Baricco Recensione

Benchè suo padre avesse immaginato per lui un brillante avvenire nell’esercito, Hervé Joncour aveva finito per guadagnarsi da vivere con un mestiere insolito, cui non era estraneo, per singolare ironia, un tratto a tal punto amabile da tradire una vaga intonazione femminile.
Per vivere Hervè Joncour comprava e vendeva bachi da seta.
Era il 1861. Flaubert stava scrivendo Salammbô, l’illuminazione elettrica era ancora un’ipotesi, Abramo Lincoln, dall’altra parte dell’oceano, stava combattendo una guerra di cui non avrebbe mai visto la fine.
Hervè Joncour aveva 32 anni.
Comprava e vendeva.
Bachi da seta.




SETA
Alessandro Baricco



Casa editrice: Feltrinelli
Genere: Narrativa
Pagine: 112
Prezzo: 7.00€
Ebook: 4.99€



Trama

La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. "Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L'uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa."



Opinione di Sybil



Chi ha letto almeno un libro di Baricco sarà d’accordo con me nell’affermare che è uno di quegli autori capaci di dividere a metà il parare dei lettori: o lo ami o lo odi, non ci sono vie di mezzo, sfumature, cambi d’opinione improvvisi. Se nelle prime pagine riesci ad entrare nell’aura delle parole che scrive allora è fatta, altrimenti finisce tutto. È come in un certo senso entrare in orbita, se ci riesci il viaggio sarà bellissimo altrimenti si trasformerà in una corsa spietata verso un buco nero.
Voglio essere sincera, personalmente ho una conoscenza limitata delle opere di Baricco e proprio per questo motivo non potrò fare una contestualizzazione precisa, mi limiterò semplicemente a parlarvi di questo romanzo e di quello che ha svegliato in me. Prima di Seta ho letto Novecento ed è stato un colpo di fulmine. Da un lato perché lo associo ad un periodo importante della mia vita e del quale adoro conservarne un ricordo speciale, dall’altro perché è un monologo davvero stupendo e dal quale hanno tratto una pellicola indimenticabile. Non molto tempo fa, facendo zapping in tv, mi è capitato di vedere una piccola parte del film tratto da Seta, che tra l’altro porta lo stesso nome, e da lì mi si è accesa una lampadina in testa. Ho interrotto immediatamente la visione del film e sono andata a cercare nella libreria il romanzo. Trovato letto e finito in due ore, complice la fluidità della narrazione e la brevità stessa del romanzo. In poco tempo mi son ritrovata avvolta dalla delicatezza della seta, dalle parole melodiose e colorite con le quali l’autore racconta la storia di un amore nato e finito con uno sguardo silenzioso, intriso di promesse e di sconfitte, un amore tanto impossibile quanto irrazionale, insensato, reso distante dalla cultura e dal mondo stesso. Siamo nel 1861 e in quel tempo pensare al Giappone, era quasi come immaginare di andare ai confini del mondo e in effetti per Hervè, protagonista della storia, quel territorio lontano gli richiamava alla mente solo una cosa: il nulla, l’ignoto. Aveva trentadue anni quando decise di partecipare ad una spedizione per andare a reperire dei bachi da seta utili per la produzione locale dei tessuti più pregiati di tutta la Francia. Armato di coraggio e desiderio di portare avanti un’attività prosperosa, Hervè partì da casa lasciando l’amata moglie ad aspettarlo con ansia. Fu nel suo primo viaggio che la vide: una giovane donna dai lineamenti non proprio orientali, che risiedeva nella casa del capo del villaggio giapponese nel quale era andato a reperire i bachi da seta. Un solo sguardo, nulla di più e la sua anima si perse in un modo ignoto, oscuro, silenzioso. 
Non aggiungerò altro, altrimenti vi direi tutto quello che c’è da dire. Non immaginatevi una grande storia d’amore, piena di promesse e sospiri. Niente di tutto questo è racchiuso in Seta. I protagonisti poco più che si conoscono, pochi sono i dialoghi che mettono in piedi e ancor meno i punti d’incontro. Ognuno vive nel suo mondo chiuso, all’interno del quale sperimenta la propria doppiezza. Hervè per primo si sdoppierà in due persone: il marito amorevole dedito alla progettazione del giardino di casa e il commerciante avido di sguardi, anzi di un solo sguardo, quello della misteriosa ragazza del Giappone. Immaginate nel 1861 cosa poteva significare andare in Giappone, affrontare il viaggio, le diversità culturali e linguistiche, le impervietà di un  territorio ostile. In un contesto simile ogni più piccolo dettaglio serve a dividere, ma ne esiste uno che fa l’esatto contrario, l’amore: esso è costante invariabile in tutti paesi, in tutti i tempi. E con uno sguardo Hervè si scopre incatenato a due mondi divisi da infiniti chilometri. È pronto a sacrificare la sua vita reale per una fittizia perché in fondo non ha mai sentito nemmeno la voce della misteriosa ragazza orientale. Della moglie ama la risata, il modo con il quale pronuncia le parole, della ragazza giapponese non ha mai nemmeno sentito il respiro, eppure non può rinunciarvi. È in questo che dimora la doppiezza di tutto il romanzo. Oserei dire che ognuno di noi è in grado di leggervi parole e significati diversi in base alla visone della vita che attribuisce al protagonista. Questa è secondo me la potenza dello scritto di Baricco, il plasmarsi sul lettore seguendo le linee guida dei propri pensieri, regalando esperienze differenti da persona a persona.
Seta è senza dubbio un romanzo particolare, da assaporare tutto d’un fiato per poterne assorbire lo splendore perdendosi nella molteplicità dei suoi significati. È il viaggio dentro il cuore di un uomo che si trova diviso tra un amore concreto e tangibile e uno platonico e irraggiungibile, la mente e il cuore che si sdoppiano nel silenzio più profondo.


Hervè Joncour era all’estremo opposto della stanza: era assediato dal profumo dolciastro delle donne che gli stavano attorno e sorrideva imbarazzato agli uomini che si divertivano a raccontargli storie che lui non poteva capire. Per mille volte cercò gli occhi di lei, e per mille volte lei trovò i suoi. Era una specie di triste danza, segreta e impotente. Hervè Joncour la ballò fino a tarda notte…




L'autore



ALESSANDRO BARICCO Nato a Torino nel 1958, si laurea in Filosofia con una tesi in Estetica. L'amore per la musica e per la letteratura ispireranno sin dagli inizi la sua attività di saggista e narratore.
Come saggista esordisce con Il genio in fuga. Due saggi sul teatro musicale di Gioacchino Rossini (Il Melangolo, 1988; Einaudi, 1997). Castelli di rabbia (Rizzoli, 1991; Universale Economica Feltrinelli, 2007), suo primo romanzo, Premio Selezione Campiello e Prix Médicis Étranger, è un'autentica rivelazione nel panorama della letteratura italiana e ottiene il consenso della critica e del pubblico. Seguono Oceano Mare (Rizzoli, 1993; Universale Economica Feltrinelli, 2007), Premio Viareggio e Premio Palazzo al Bosco; il monologo teatrale Novecento (Feltrinelli, 1994; edizione speciale, 2014; "Audiolibri - Emons Feltrinelli", 2011) da cui Giuseppe Tornatore trae il film La Leggenda del pianista sull'oceano; Seta (Rizzoli, 1996; Fandango Libri, 2007), portato sullo schermo da François Girard con una produzione e un cast internazionali, City (Rizzoli, 1999; Universale Economica Feltrinelli, 2007) e Senza sangue (Rizzoli, 2002), tutti tradotti all'estero e recensiti dalle maggiori testate internazionali, dal ‟Guardian” al ‟New York Times”, da ‟Libération” a ‟Le Monde”. Tra i saggi, L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin (Garzanti, 1993); Barnum. Cronache del Grande Show (Feltrinelli, 1995) che raccoglie gli articoli comparsi nell'omonima rubrica curata ogni mercoledì sulle pagine culturali del quotidiano torinese ‟La Stampa” e Barnum 2. Altre Cronache del Grande Show (Feltrinelli, 1998), in cui sono raccolti gli articoli frutto della collaborazione con ‟la Repubblica”; è del 2002 Next. Piccolo libro sulla globalizzazione e sul mondo che verrà. Compare in televisione nelle trasmissioni culturali ‟L'amore è un dardo”, sull'opera lirica, e ‟Pickwick”, dedicata ai libri. Tra le attività teatrali che lo vedono autore, regista e interprete, dopo i successi di Totem (di cui Fandango Libri ha pubblicato il libro nel 1999, Rizzoli due videocassette nel 2000 e Einaudi una videocassetta nel 2003) e di City Reading Project per il Romaeuropa Festival 2002 che ha dato origine a un volume fotografico (Rizzoli, 2003), Baricco ha realizzato Omero, Iliade, in tre serate, realizzandone poi il libro (Feltrinelli, 2004). Nel 2003 pubblica per Dino Audino Editore la sceneggiatura di Partita Spagnola, di cui è autore con Lucia Moisio. Nel 2005 è socio di Fandango Libri. Dello stesso anno è il romanzo Questa storia (Fandango Libri, 2005; Universale Economica Feltrinelli, 2007) cui segue, l'anno dopo, I Barbari. Saggio sulla mutazione (Fandango Libri, 2006; Universale Economica Feltrinelli, 2008), precedentemente pubblicato a puntate su ‟la Repubblica”. Nel 2007 propone all'Auditorium Parco della Musica di Roma una lettura interpretata (e ridotta) di Moby Dick, poi confluita in Herman Melville. Tre scene da Moby Dick (Fandango, 2009). 
Tra le sue opere più recenti: Emmaus (Feltrinelli, 2009), Mr Gwyn (Feltrinelli, 2011), Tre volte all’alba (Feltrinelli, 2012), Una certa idea di mondo (Gruppo Editoriale L’Espresso, 2012; Feltrinelli, 2013), Palladium Lectures (2 dvd + libro; Feltrinelli, 2013), Smith&Wesson (2014), La sposa giovane (2015).

Nel 1994 ha ideato e fondato la Scuola Holden a Torino, di cui è preside



Il trailer del film tratto dal romanzo:






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