martedì 1 settembre 2015

LE TRE NOTTI DELL'ABBONDANZA Paola Cereda Recensione

Il cuore del paese era piazza della Liberazione. Il nome sventolava su un pezzo di lamiera consumato dalla ruggine e pareva uno scherzo. Liberazione da chi, da che cosa. Liberazione da un'idea, da una storia o dalla pesantezza di un oppressore. Gli abitanti di Fosco si aggiravano silenziosi lungo il perimetro della piazza, dentro un intestino di vicoli illuminati soltanto dal giorno. Conversavano sfiorandosi. Le donne camminavano rasenti alle abitazioni e gli uomini sedevano al caffè di Peppantoni u citrata, davanti alle tazzine fumanti.

Inutile aggiungere anche solo una frase... Paola Cereda ci lascia ogni volta senza parole, solo pura immaginazione ed emozione

PIEMME



DAL 25 AGOSTO IN LIBRERIA
e sugli store online

LE TRE NOTTI DELL'ABBONDANZA
Paola Cereda

Editore: Piemme
Collana:  Narrativa
Genere: Narrativa
Pagine: 308
Prezzo:  17,50
Ebook: 9,99



Trama

Fosco è un paese arroccato su uno scoglio a picco sul mare. Per arrivare alla spiaggia, bisogna avventurarsi lungo una scala di legno e pietra che nessuno si è mai preso la briga di aggiustare. Perché il mare è maledetto e gli abitanti non lo possono avvicinare. La Calabria di Fosco è una terra aspra dove il tempo scorre lento, dove tutti corrispondono ai propri ruoli e ai propri cognomi e, fin dalla nascita, hanno il loro posto nel mondo. Le regole, dettate dalla malavita locale, sono legge per coloro che lì nascono. Per tutti, ma non per Irene.
Irene ha quindici anni e un quaderno arancione sul quale disegna il quotidiano, così come se lo immagina. La notte, sui tetti di Fosco, si incontra con Rocco, il figlio di uno sparato, in uno spazio di complicità e tenerezza che permette di fantasticare un altro mondo possibile. Durante l’annuale pellegrinaggio alla Madonna delicata, Irene e Rocco ascoltano una conversazione tra masculi che cambia per sempre il corso delle loro vite. Le successive tre notti dell’abbondanza segnano un prima e un poi senza ritorno. E se è vero che le donne di Fosco nutrono il sistema e spingono i figli a vendicare, c’è chi prova a cambiare, nella convinzione che la vita si accetta ma non si subisce. Irene farà la sua scelta. La vita, per lei, è una pennellata di colore su un muro bianco.


Opinione di foschia75

Che fosse un giorno particolare, Lorenza lo capì dalla cornacchia che si era posata sulla ringhiera del primo piano. Zia Cuncetta era donna di superstizione e le aveva insegnato a leggere i segni della natura. Il merlo porta promesse, la gazza svela segreti. L'anatra è rinascita e la cornacchia annuncia un ritorno. 

Vi capita mai di innamorarvi della penna di un'autrice e attendere con aspettativa ogni suo romanzo? Paola Cereda è stata per me come un faro nella nebbia, una scoperta, un vero colpo di fulmine. Adoro la sua originalità, quel suo peculiare e graffiante modo di scrivere sentimenti ed emozioni, creando delle vere e proprie bolle spazio temporali nelle quali adoro perdermi ed essere circondata di sensazioni, come la neve che ricade dentro una palla di vetro. Leggo una frase e non faccio alcuna fatica a essere dentro la "scenografia", percepire i colori e i rumori, oppure gli assordanti silenzi scanditi da un gesto o uno sguardo. 
Anche in questo nuovo romanzo, si percepisce la forza di un popolo, come fu per Se chiedi al vento di restare (rec. qui ). Paola Cereda scrive incisivi inni alle donne, alla loro forza, al loro coraggio, all'importanza della dignità e dell'emancipazione, che tanto spaventava certe società "di un tempo". 
A Fosco ho trovato molto delle tradizioni della terra nella quale sono nata, dove l'uccisione del maiale è motivo di convivialità e buon augurio. Del maiale, dopo la lavorazione non rimane niente, si utilizza tutto per passare l'inverno, la sua morte è sostentamento per la famiglia, segno di abbondanza e augurio di prosperità. La mattanza del maiale, in questo romanzo, acquista un significato peculiare. Dalle mie parti quando si dice Su Sambene (il sangue), ci si può riferire a molte cose, ma il più delle volte si fa riferimento al dna di una famiglia, a quel legame inscindibile e sempre presente che scorre inesorabile come fiume, nel destino delle persone... sarà anche per questo che, in Le tre notti dell'abbondanza mi sono immersa totalmente, ho vissuto fin nei minimi particolari, gesti, sguardi e azioni dei personaggi. A Fosco ho percepito quell'attaccamento ossessivo, spesso quasi inconscio (portato proprio nel dna), alla Terra, alla famiglia e ai suoi valori, ma anche alla vendetta, a quel principio di giustizia che ancora oggi rimane radicato in certe società "chiuse", o meglio ancora immerse nelle loro usanze arcaiche.
A Fosco non si muove foglia che Totonnu non voglia. Lo 'gnuri del paese detta legge, si fa festa se lo dice zi' Totonnu, si lavora se decide zi' Totonnu... e si vive o muore se lo dice zi' Totonnu. Non è il sindaco del paese, ma colui che regola le leggi non scritte sull'ordine delle cose (che spesso funzionano meglio delle leggi vere!). Tutti pendono dalle sue labbra, tutti lo temono quasi come fosse un dio.  Ma la vita di quest'uomo è tutto fuorché cristallina e onesta, e nel corso della narrazione il lettore avrà modo di conoscere "intimamente"retroscena e personaggi che ruotano intorno a questa figura, le loro debolezze, i loro punti di forza. Paola Cereda ha questo grande pregio, presentarci i suoi personaggi in modo assolutamente profondo, intimo, rendendoci spettatori di vite davvero intense e ammalianti. Non c'è un personaggio che non abbia quell'alone di tormento e quel briciolo di mistero che tiene avvinti alle pagine. Quando leggo i suoi romanzi mi sento quasi un avventuriero nel deserto... assetata.
In Le tre notti dell'abbondanza, si svolgono e intrecciano le vicende di più famiglie, legate per vari motivi (non solo di parentela) fra loro. A volte l'onore lega più del sangue una persona ad un'altra, una famiglia ad un'altra, questo è quello a cui assisteremo in questo intenso e struggente romanzo, dove l'onore è più forte dell'amore verso un figlio o una moglie,
La vendetta è calda come il sangue del maiale, si perpetra subito, quando ancora il corpo dell'offeso è caldo...
Pagina dopo pagina, riga dopo riga, ho vissuto, tremato e sofferto con Irene e i suoi sogni, poggiati sui muri di Fosco in tratti indelebili come l'onore. Ho assistito alla presa di coscienza di un ragazzo che quel legame col sangue non lo ha mai percepito, ma che attraverso un viaggio iniziatico ha trovato il suo posto scomodo nel mondo e poi anche in quella bolla che è Fosco, dove è cresciuto come un pesce fuor d'acqua. Ho assistito con una brama che non riesco a spiegare, alle vicende di uomini d'onore, che si sono trasformati in una notte, in vulnerabili pedine di un disegno troppo grande... lo stesso disegno che si sarebbe potuto ammirare sui muri del paese nei giorni dopo le tre notti dell'abbondanza.
In questo romanzo ci sono le storie di uomini, ma ci sono soprattutto storie di donne, molto diverse tra loro, appartenenti a generazioni e tempi differenti, portatrici di un bagaglio pesante e ingombrante, ma equipaggiate di sogni e progetti. Irene, Gianna e Lorenza, prima di loro Nuzza e Maria Catena, donne cresciute all'ombra di padri e mariti padroni, nel silenzio dell'omertà, nella convinzione che la vita è così: oggi dà, domani toglie. Ma la nuova generazione non ci sta, non sente l'oppressione di quel sangue che chiama alle armi, e lotta per rendere Fosco un luogo migliore, abbattere quelle invisibili barricate tirate su a forza decennio dopo decennio. Il vecchio muore, il giovane avanza, ma non senza pagare un caro prezzo per le scelte fatte. Irene è il simbolo del cambiamento, di quel vento di speranza che spazzerà Fosco sul finire dei tempi, e che lo porterà a una nuova alba, fatta di speranze e ottimismo, di crescita personale e culturale, insomma di apertura al mondo.
Nei romanzi di Paola Cereda, anche un sasso si trasforma in metafora, e come fu per la salsa nel romanzo precedente, qui sarà la scala che porta al mare, metafora del cambiamento, del risveglio dall'oblio, della scalata alla libertà dai soprusi e dalle regole dell'uomo padrone. Irene concentrerà tutti i suoi ideali e la sua caparbietà su quella scala che porta al mare, con testardaggine e coraggio (tipica delle donne) la ricostruirà più volte, dimostrando la necessità di raggiungere un sogno, la libertà e l'emancipazione e contravvenendo a regole non scritte. Irene, Lorenza e Gianna, seppur in modi diversi, otterranno quel tipo di libertà idealizzata, perchè le donne sono difficili da scalfire, proprio come le pietre di quella scala che porta al mare.
Bello, bellissimo, diverso dal precedente, ma sempre magistrale latore di messaggi indelebili.
E' quando leggo libri come questo che mi rendo conto di quale sia il potere della vera narrativa... a voi l'onore di scoprirlo leggendo questa storia!




Qui un bellissimo pensiero di Paola Cereda ai suoi lettori

La vita è una pennellata di colore su un muro bianco


L'autrice




Psicologa, è nata in Brianza ed è appassionata di teatro. Dopo un lungo periodo come assistente alla regia in ambito professionistico, è andata in giro per il mondo fino ad approdare in Argentina, dove si è avvicinata al teatro comunitario. Tornata in Italia, vive a Torino e si occupa di progetti artistici e culturali nel sociale. Vincitrice di numerosi concorsi letterari, è stata finalista al Premio Calvino 2009 con il romanzo Della vita di Alfredo (Bellavite).





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