venerdì 21 novembre 2014

Righe al Cinema: HUNGER GAMES IL CANTO DELLA RIVOLTA Parte 1

Volete sapere come riuscire a sciupare una così bella Saga letteraria che finora era stata resa in maniera eccellente anche su pellicola? Sottostare alle "regole" del guadagno facile sempre più in voga negli ultimi anni e rendere inutilmente lento e prolisso un film che sarebbe stato "fotonico" se solo non fosse stato diviso in due parti. Questa è stata infatti, secondo me, una mossa totalmente inutile e penalizzante sia dal punto di vista cinematografico, perchè fa perdere inevitabilmente la brillantezza e l'azione che avevano caratterizzato le riuscitissime precedenti pellicole, sia dal punto di vista "letterario" perchè in questo modo fa apparire noioso e "nebuloso" un libro al contrario assai serrato e avvincente. Non si capisce questa mossa della Lionsgate se non, appunto, la certezza di raddoppiare gli incassi al botteghino senza ulteriori costi aggiuntivi per la produzione. Ma, a mio modesto avviso, non so quanto possa rivelarsi vincente questa scelta a livello artistico quando, perfino una fan sfegatata come me della mitica Ghiandaia Imitatrice e di tutto ciò che gli Hunger Games rappresentano, si alza dalla poltrona delusa e un po' arrabbiata...
Come si fa infatti ad aspettare un altro anno, un altro intero anno, prima di vedere la fine di una storia lasciata in sospeso in questo modo sadico e orrendo? Come è possibile vivere momenti che rasentano la pura "noia" in una storia che nella realtà è al cardiopalma? Eppure tutto è stato riportato fedelmente al romanzo. Non c'è una cosa che si contrapponga o si aggiunga fittiziamente alla trama originale. Il vero problema è che poco più di centocinquanta pagine sono state allungate all'esasperazione; infarcite di pause riflessive e silenzi che inevitabilmente appesantiscono il fluire della narrazione ed esasperano scene e situazioni di per sè già esasperate ed esasperanti. Non ce n'era assolutamente bisogno perchè è palese la sensazione della minestra allungata. E questa non era una storia che andava diluita.
La crudeltà, l'insensatezza della guerra, la paura e l'orrore già parlavano da sole così come l'intensità interpretativa dei magistrali attori a cui non si può proprio rimproverare nulla. E il grandissimo Lawrence - il regista - sarebbe stato altrettanto bravo a realizzarlo senza questo tipo di sceneggiatura, ottenendo un film di maggior qualità e con lo stesso livello di phatos e adrenalina a cui ci aveva abituato ne La ragazza di Fuoco. Invece, ridondante e infarcito di tempi drammaticamente morti, Il Canto della Rivolta - Parte 1 sembra quasi sempre ad un passo dal decollare definitivamente senza poi mai farlo davvero perchè tutto sarà riservato alla Parte 2 che, ribadisco, no ci sarà prima di un anno intero.
Rabbia.... Sarebbe bastato un solo film. Di tre ore, magari. Ma un film soltanto.


HUNGER GAMES
Il Canto della Rivolta
Parte 1


Dopo essermi sfogata e aver parlato solo delle cose negative provo a fare un summit dei momenti belli e delle cose pregevoli che comunque - per fortuna - ci sono e non sono neanche poche.
Ovviamente è doveroso sottolineare che non sono certo un' "esperta" di cinema, perciò le mie considerazioni saranno soltanto di ordine soggettivo e si rifaranno soprattutto al mio particolare gusto e alla mia personale sensibilità. 


Questo canto, il canto dell'albero dell'impiccato, credo sia per me il momento topico del film e quello che dà davvero un senso all'intera storia di questa prima parte. Questo é il Canto della Rivolta.
La versione che ho trovato per adesso su You Tube non si avvicina neanche lontanamente alla bellezza e alla suggestione delle note cantate da Jennifer Lawrence. Vi assicuro che, oltre a commuovere, fanno scattare qualcosa dentro e racchiudono una moltitudine di significati, pensieri, riflessioni, azioni e reazioni... Tutto si concentra e ruota attorno alla sua voce, alle sue parole e a quello che lei rappresenta.
E, in questo momento più che mai, ci si rende conto di tutta la potenza del suo ruolo che , volente o nolente, le appartiene fin dai primi giochi e che la caratterizza. Lei è la Ghiandaia imitatrice.
L'ispirazione, il modello, lo sprone per la popolazione.
Il volto della rivoluzione. 
Suo malgrado si è trovata ad esserlo. Non l'avrebbe mai immaginato; non l'avrebbe mai voluto. Ma se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione, la sua reazione è stata la lotta. Perchè la gente è stanca. Ci sono troppe ingiustizie. Troppa gratuita e ingiustificata sofferenza contro cui ribellarsi.
Lotterà perchè Peeta non è più accanto a lei...
E' nelle mani di Capitol City, del Presidente Snow: un ostaggio tra le sue grinfie da usare contro di lei perchè è il mezzo più importante per colpirla e farle del male.
E poco importa se per distruggere la Ghiandai Imitatrice verranno rasi al suolo distretti, villaggi, ospedali. Nulla importa se a morire saranno malati, vecchi, donne, bambini, innocenti.
Perchè chiunque dimostrerà affinità o contatti con la ragazza dalla lunga treccia dovrà morire.

Ma la Rivoluzione non può morire.
Ormai la scintilla è scoppiata e l'incendio divampato.
E se i distretti dovranno bruciare Capitol City brucerà con loro.

C'è molta meno azione, come ho accennato sopra, rispetto ai precedenti film e questo non soltanto per l'attenzione rivolta agli aspetti emotivi e psicologici ma anche perché il grosso della preparazione della "strategia" di guerra viene fatto "al buio", nelle viscere della terra. Il Distretto 13 infatti è una tecnologicamente avanzata fortezza militare interamente costruita nel sottosuolo. Non ci sono quasi affatto colpi di scena, altra cosa che contribuisce ulteriormente a rallentare e appesantire la visione. Ma c'è di bello che le scenografie e le ambientazioni - in tutta la loro devastazione, povertà e desolazione - sono spettacolari e altamente impattanti. Per non parlare delle scene nella natura...
E qui ritorniamo nuovamente alla canzone dell'albero dell'impiccato che si svolge proprio ai bordi di un fiume in mezzo ad una vegetazione rigogliosa ed incontaminata.

Due scene sono state da pelle d'oca per me, sopra a tante altre: Quando il popolo canta in coro la canzone di Katniss perchè si coglie tutta la potenza della sua ispirazione e quanto sia massiccio e compatto il gruppo dei ribelli, disposti a tutto, per portare avanti il loro legittimo ideale.
E poi la scena claustrofobica del bombardamento dell'ospedale, dopo il quale Katniss abbatte ogni qualsiasi residuo di remora e di barriera e parla al popolo col cuore in mano e finalmente minaccia apertamente il Presidente Snow.

Una figura molto bella (in tutti i sensi, visto che è un figo da paura..!!) è quella di Finnik.
Adoro Elizabeth Banks nei panni di Effie Trinket e ritrovarla senza trucco nè parrucche, in questa nuova versione di sostegno e amicizia, intenerisce molto e riesce a strappare quei due o tre sorrisi che aiutano a stemperare un po' l'atmosfera. Abbastanza pallida la figura di Haymitch che in questa parte compare assai poco, ma che fa sempre piacere vedere. Gale - che non mi è mai stato gran che simpatico - fa abbastanza tenerezza per la devozione e lo spirito di sacrificio nei confronti di Katniss e della causa, tanto da andare a rischiare in prima persona nella missione di salvataggio di Peeta e degli altri vincitori: Johanna e Annie.
Donald Sutherland è semplicemente... odioso. Davvero bravo l'attore a suscitare nei suoi confronti un odio autentico e viscerale nello spettatore anche più di quanto sia riuscita a fare la Collins che, credetemi, per riuscirci si era davvero impegnata parecchio...

Jennifer Lawrence è semplicemente divina. Lei è Katniss Everdeen. La sua interpretazione è magistrale e anche gli altri grandi attori del calibro di Julianne Moore, Stanley Tucci, e il compianto Philip Seymour Hoffman impreziosiscono la pellicola e la rendono comunque degna e di alta qualità (sceneggiatura a parte). Un plauso particolare anche al bravissimo Josh Hutcherson che mi ha emozionata e commossa in ogni sua apparizione.

E' una nuova "guerra mediatica" quella a cui assisteremo in questa prima parte degli Hunger Games, dove verranno nuovamente strumentalizzati la paura, il dolore e la sofferenza ma per fini totalmente diversi: la manipolazione.
Peccato che, ovviamente, tutto finisce sul più bello, si fa per dire perchè Peeta è stato liberato ma non è più in sè e fa davvero paura.... (una mossa un po' troppo alla Twilight Breaking Down per i miei gusti e un' aspetto in più che rende questa pellicola in un certo senso molto più teen delle precedenti).
Non ci resta che aspettare 365 giorni prima di sapere come andranno a finire le cose... A meno che non leggiate il libro (qualora non lo aveste già fatto) che, in questo caso, è davvero molto meglio!!!





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